Nella Riserva le attività antropiche appaiono piuttosto marcate; tuttavia, nonostante la sottrazione di spazi per fini agricoli e la sua modesta estensione, ospita una grande varietà di ecosistemi: dalle aspre e nude pareti argillose, ai rigogliosi incolti, dai piccoli lembi residuali di boschi a roverella alle aree ripariali di fondovalle, dalle pareti rocciose a conglomerato, ai coltivi.
La flora è costituita da 342 entità, di cui 23 alloctone e 6 introdotte per rimboschimento o per scopi ornamentali. Le famiglie con il maggior numero di specie sono le Asteraceae (60), le Fabaceae (51) e le Poaceae (45), mentre il genere con il maggior numero di taxa è Trifolium (9), Euphorbia (7), Vicia e Medicago (6), Allium (5). Le entità incluse nelle Liste Rosse Regionali (CONTI et al., 1997) sono 7, di cui 2 a minor rischio di estinzione (LR), 4 vulnerabili (VU) e 1 minacciata (EN). Cinque specie sono inserite nella Convenzione di Washington (Cites B). Solo 1 entità è risultata endemica, la Centaurea nigrescens Willd. subsp. neapolitana.
La vegetazione calanchiva può essere comunque facilmente interpretata, riconducendo e schematizzando una valle calanchiva ad un anfiteatro naturale, ambiente costituito da tre zone, o fasce, che progredendo da monte a valle ed escludendo i coltivi, può essere suddiviso in: margine, lame calanchive e fondovalle.
Il margine costituisce la parte più alta del calanco e coincide con la zona di transizione tra i coltivi e le lame calanchive adiacenti. Custodisce una flora molto diversificata, rappresentando aree che un tempo erano destinate all’agricoltura e che oggi, lasciate in abbandono da diversi decenni, rappresentano delle fasce ecotonali di grande interesse, sia per il ruolo ecologico svolto, che per essere degli straordinari serbatoi naturali di molte specie floristiche di interesse etnobotanico come la Sulla (Hedysarum coronarium), la Liquirizia (Glycyrrhiza glabra), la Ca- momilla dei tintori (Anthemis tinctoria ssp. tinctoria), la Medica lupolina (Medicago lupulina), il Carciofo selvatico (Cynara cardunculus ssp. cardunculus), l’Allium porrum L. subsp. polyanthum, sottospecie nuova per la flora d’Abruzzo, il Bupleurum tenuissimum, specie molto rara in Abruzzo e conosciuta solo per poche località, citate in lavori molto antichi. Per questa specie, l’unica indicazione recente è di Tammaro et al. (1988) da un re- perto di Kuntze, raccolto a Pescara e conservato presso l’erbario Centrale Italico di Firenze, il ritrovamento nei Calanchi di Atri è quindi di notevole interesse, confermando la presenza di una specie a rischio di estinzione (EN) per la flora d’Abruzzo. Degne di nota sono, inoltre, la Centaurea napifolia, per la quale in Abruzzo quella di Atri rappresenta la seconda stazione, oltre che quella più a nord lungo la costa adriatica e la Portulaca granulato-stellulata, che è invece una specie nuova per la Flora d’Abruzzo, per finire con la Rubia peregrina subsp. longifolia, tra le più importanti specie in area poiché è una nuova entità per la Flora d’Abruzzo. Tra le comunità di margine, non mancano inoltre specie arbustive, tra le quali ricordiamo la bellissima Ginestra (Spartium junceum), lo spinoso Prugnolo selvatico (Prunus spinosa), la Rosa Canina (Rosa canina) e il Biancospino (Crataegus monogyna ssp. Monogyna) e arboree come l’Olmo (Ulmus minor), l’Acero campestre e il Frassino.
Subito a ridosso di questa prima area si affacciano le austere e ripide pareti delle lame calanchive, che appaiono piuttosto nude e desolate e sulle quali troviamo un limitato numero di specie, per lo più essenze altamente specializzate a vivere in condizioni di estremo disagio per una serie di fattori avversi tra i quali spiccano l’alto contenuto salino del substrato, l’elevata pendenza delle pareti del calanco, l’esposizione verso i versanti più soleggiati, la scarsa componente organica nei suoli e le continue frane e dilavamenti superficiali. Tra le specie resistenti e poco esigenti adattatesi nel corso dei millenni e capaci di attecchire sulle pareti ricordiamo il Cappero (Capparis spinosa), dalle lunghe e robuste radici, che macchia di verde le grigie pareti argillose nel solo periodo estivo, la Tamerice (Ta- marix africana), la Gramigna litorale (Elytrigia atherica), l’Atriplice comune (Atriplex patula), l’Erba mazzolina (Dactylis glomerata ssp.ispanica) e la Grattalingua (Reichardia picroides).
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