Ai piedi delle pareti e alla confluenza degli impluvi si aprono le aree di fondovalle, rappresentate per una buona percentuale da aree destinate alle pratiche agricole, ma che negli spazi liberi ospitano comunità tipiche degli ambienti umidi. In questa zone si possono osservare specie idrofile tipiche degli ambienti ripariali come il Pioppo bianco (Populus alba), il Pioppo nero (Populus nigra), il Salice bianco (Salix alba), la Canna di Plinio (Arundo plinii), la Tossilaggine comune (Tussilago farfara), l’Equiseto (Equisetum arvense) e il Trifoglino irsuto (Dorycnium hirsutum). All’interno del territorio della riserva sono presenti anche altre specie arboree e arbustive, tra queste le più comuni sono la Sanguinella (Cornus sanguinea ssp.sanguinea), la Roverella (Quercus pubescens ssp. pubescens), che a volte costituisce delle piccole comunità che racchiudono al loro interno specie più ombrofile quali il Sambuco nero (Sambucus nigra), il Vischio guercino (Loranthus europeus) e l’Asparago selvatico (Asparagus acutifolius).
In un ambiente talmente diversificato e mosaicizzato trova spazio anche una ricca presenza animale. Grazie infatti agli studi ormai decennali condotti con costanza e passione dal professor Dell’Agata si è in possesso di esaustive informazioni sul microscopico mondo degli insetti. Tra le innumerevoli specie presenti, ben 212 sono lepidotteri notturni, tra questi spiccano la Rhodostrophia calabra, specie rara e molto localizzata, l’Odice suava e la Gegenes nostrodamus, considerata specie “Endangered” per l’IUCN anche se non ancora inserita in liste di specie protette e altre di interesse comunitario, tra le quali vanno citati il cerambicide della quercia (Cerambyx cerdo) e il lucanide Cervo volante (Lucanus cervus), il più grande coleottero in Europa.
Sempre in ambito entomologico, la Riserva ha promosso nel 2011, un importante progetto di ricerca condotto dal Prof. Marzio Zapparoli, dell’Università della Tuscia di Viterbo per lo studio di artropodi del suolo (Chilopodi e Coleotteri Carabidi) presenti nell’area e le loro dinamiche di ricolonizzazione postincendio, studio che ha evidenziato la presenza, tra le tante, di una specie particolarmente interessante come il Pterostichus (Melanius) elongatus che sul versante adriatico risulta segnalato in Veneto e in Puglia ma non nelle altre regioni.
Dal punto di vista ornitico la riserva gode di una ricca e variegata presenza di uccelli. Tra le 117 specie censite tra stanziali, nidificanti, svernanti e di passo, ben 18 sono in direttiva e pertanto di elevata importanza conservazionistica.
La fascia ripariale del torrente Piomba e i numerosi fossi presenti, caratterizzati da abbondanti incolti e siepi marginali, rappresentano siti in cui si riscontrano le maggiori presenze di uccelli, soprattutto passeriformi come il canapino, il codibugnolo, il pigliamosche, il rigogolo, l’usignolo e lo zigolo nero.
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